Lo spreco alimentare, la piaga dei tempi moderni
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Il nuovo progetto #MANGIOZEROWASTE, nato dalla fervida mente di Stella Bellomo, mi ha portato ad analizzare i punti critici e i margini di miglioramento delle mie abitudini di consumo e acquisto in ambito alimentare.
Ho così scelto di iniziare questa analisi da un tema assai attuale e a me molto caro: lo spreco alimentare.
Nemmeno a dirlo, i dati globali sono allarmanti: secondo una ricerca FAO ogni anno nel mondo si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, l'80% delle quali ancora commestibile [1].
In Europa, si stima una produzione procapite di cibo pari a 840 Kg/anno di cui 560 vengono effettivamente consumati, dei restanti 280 Kg circa 220 finiscono nelle pattumiere di casa e i rimanenti vengono persi a vari livelli durante la lunga filiera di produzione [2].
Segmento filiera |
Valore dello spreco lungo la filiera 2017 (euro) |
% |
Spreco in campo |
833.576.183 |
5.5 |
Spreco nell'industria |
1.050.724.941 |
7.0 |
Spreco nella distrubizione |
1.291.731.289 |
8.6 |
Spreco domestico |
11.858.314.935 |
78.9 |
TOT |
15.034.347.935 |
100 |
Elaborazione Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari
In Italia lo spreco alimentare procapite è stimato intorno ai 149 kg/anno.
Secondo l' Osservatorio Nazionale Waste Watcher [3], a finire nella spazzatura sono prinicipalmente i prodotti ortofrutticoli (17%), pesce (15%), pane e pasta (28%), carne (30%) e latticini (32%) che tradotti in cifre ammontano a circa 450 euro a famiglia/anno.
In questo delirio collettivo non è solo il cibo ad essere sprecato perchè nella spazzatura finiscono, indirettamente, anche le risorse utilizzate per produrlo (terra, acqua, energia) senza considerare gli eventuali prodotti chimici utilizzati nelle colture o il carburante utilizzato per i trasporti e l'effetto serra che da esso deriva; insomma lo spreco alinentare determina anche inquinamento inutile per l'ambiente.
A questo punto diventiamo noi e i nostri piccoli gesti quotidiani i protagonisti che entrano in gioco.
Cosa possiamo fare per ridurre questo spreco?
Mangiare meno privilegiando la qualità: questa è sicuramente una possibile chiave di svolta, in questo modo si ammortizzano i costi leggermente più elevati dei prodotti provenienti da agricoltura e allevamenti non intensivi.
Privilegiare stagionalità e territorialità: è importante rispettare il ciclo delle stagioni in modo da comprare cibi maturati al sole e non nelle serre alimentate ad energia mentre il Km 0 riduce l'impatto ambientale della produzione alimentare.
La lista della spesa: pianificare i pasti della settimana aiuta a stilare una lista chiara e utile che ci aiuterà a non perdere la bussola in mezzo agli scaffali ricchi di prodotti e offerte e, di conseguenza, ridurre gli sprechi.
Meno supermercati: predeligere i piccoli negozi e i mercati rionali aiuta nuovamente a ridurre l'impatto ambientale della nostra spesa perchè permette di ridurre il packaging e l'utilizzo della plastica.
Cucinare con gli avanzi: tante ricette della nostra tradizione hanno come obiettivo quello di evitare gli sprechi, basta pensare a polpette, timballi e frittate.
La frutta un pò raggrinzita può diventare una magnifica macedonia perfetta per la meranda o il dopo cena, mentre i ritagli della verdura possono essere conservati per produrre un utilissimo dado vegetale fatto in casa.
Ricordate che l'obiettivo non è mai la perfezione, bensì i piccoli passi che si compiono giornalmente per avvicinarvisi.
1. FAO. Global Food Losses and Food Waste 2011
2. Slow Food
3. www.sprecozero.it